In famiglia, come nelle aziende agricole, giovani e anziani condividono esperienze e mantengono in vita antichi mestieri e tradizioni.
C’era una volta. Iniziano così le storie raccontate ai bambini, una semplice frase capace di trasportare chi narra e chi ascolta in mondi fantastici e nello stesso tempo capace di fare compagnia, consolare, rafforzare un legame affettivo.
Oggi sono spesso i nonni a trascorrere molto tempo con i bambini e i ragazzi. Un esercito di 12 milioni di “factotum” che danno il loro prezioso supporto alla complessa organizzazione familiare, soprattutto quando i genitori sono al lavoro e nel periodo estivo, quando termina l’impegno scolastico.
I nonni, anche quando non in perfetta forma fisica, sono perfetti nel loro ruolo di mentori: esperti e saggi, confidenti accoglienti, pazienti al punto giusto, liberi da quelle ansie e preoccupazioni che vivevano con i loro figli. I ragazzi da parte loro portano entusiasmo, curiosità, innovazione, nuovi modi di pensare il mondo. Un connubio perfetto in cui ricevere benefici reciproci anche quando l’uno o l’altro si trova in una condizione di difficoltà, per solitudine, difficoltà relazionali, cognitive o di apprendimento.
Ciò che avviene naturalmente in famiglia si realizza anche in molte aziende agricole in modo altrettanto naturale: giovani e anziani che insieme coltivano un orto e che in molti modi mantengono in vita antichi mestieri e tradizioni.
In un’azienda agricola, in un orto, tra gli animali della fattoria, nascono rapporti speciali tra le generazioni, spesso anche in deroga all’albero genealogico. Passato e futuro entrano in un dialogo che arricchisce non solo i diretti protagonisti ma probabilmente anche la società perché questo scambio fa nascere nuove prospettive, in un mondo spesso troppo concentrato sulla quotidianità e poco incline a progetti di benessere condiviso di più ampio respiro.
In un momento storico in cui le parole “sognare” e “avere visioni” sono così difficili da pronunciare e ancora più da attuare, l’agricoltura offre la possibilità di recuperare speranza per il futuro.
Nell’attività condivisa con i giovani, gli anziani ritrovano la loro utilità, laddove – venendo meno la giovinezza – cresce il rischio di sentirsi un peso per gli altri. I giovani, invece, riscoprono il valore delle cose semplici e di una fatica che appaga, il legame con le tradizioni e con il proprio territorio. Spesso trovano anche nuove prospettive di lavoro, concrete e gratificanti, capaci di rispondere al loro bisogno di protagonismo e professionalità.
Riscopriamo dunque la campagna, ma non da soli e attendiamo di ricevere i suoi frutti